Mi sono accorto che sin da quando avevo sei anni, il primo gesto che faccio appena mi sveglio, è indossare gli occhiali.
Questa mattina in una piccola pausa prima di uscire, volevo leggere qualche riga di un libro e guardando gli scaffali sono stato attratto da un testo che mi è stato regalato tempo fa e ancora non ho avuto tempo di leggere. Scorrendo la prima pagina trovo:
“Da molto tempo, ormai, ero giunto alla conclusione che non vi fosse scampo al labirinto di contraddizioni in cui viviamo se non per una strada affatto nuova, diversa da qualsiasi altra finora sconosciuta o utilizzata. Già allora sapevo come un fatto indubbio che oltre la sottile pellicola della falsa realtà esisteva un’altra realtà della quale, per qualche ragione, qualcosa ci separava. Il <miracoloso> consisteva appunto nel penetrare in questa realtà ignota.”
Ecco, in queste poche righe scritte in “Frammenti di un insegnamento sconosciuto” nel 1914 da Petr Uspenskij (o Peter Ouspensky) un grande filosofo russo, allievo di Gurdjeff, intellettuale e studioso della psicologia umana, mi sento perfettamente rispecchiare in questo momento della mia esistenza e del mio percorso evolutivo.
Attraverso questi miei occhiali, vedo intorno a me quel “labirinto di contraddizioni” che si manifesta con un rumore di fondo fatto di informazioni che comunicano tutto e il suo contrario nel quale, a differenza di moltissime persone che ne sono piene, io non riesco a trovare nessuna certezza che possa diventare un riferimento.
Eppure, in tutto questo vociare “fuori”, “dentro” sento che c’è la mia “via affatto nuova” verso un’altra realtà, che cerco attraverso la pratica meditativa, lo studio continuo dei Maestri e anche delle scienze che si occupano della psiche umana, ma soprattutto il dialogo con chi vive con me (le colazioni mattutine con Sara sono momenti di riflessione straordinari) e intorno a me verso la ricerca di un ascolto interiore sempre più sottile, poichè come unica certezza so che lì c’è la mia verità.
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