Buongiorno a tutti, questa mattina mentre facevo colazione stavo leggendo i siti dei principali quotidiani e mi ha colpito al cuore una notizia pubblicata da Repubblica su una ragazza di 18 anni morta a Terni per overdose di eroina, una notizia che mi costringe a tornare su un tema a cui tengo moltissimo.
Mi ha riportato ai miei 18 anni quando nella mia scuola e nel quartiere dove abitavo a Milano capitava spesso di sentire notizie di questo genere, e capitò anche ad una persona molto vicina a me; ricordo ancora come fosse accaduto adesso il volto della mamma di questo ragazzo che venne trovato senza vita riverso dentro una bocca di lupo di un palazzo nelle immediate vicinanze del centro città. Tragedie immani, incomprensibili a chi non le vive in prima persona che spesso si lancia in espressioni di pre-giudizio, ovvero il giudizio che vive nella testa di una persona prima ancora di conoscere la realtà.
Anche per l’attività che svolgo negli incontri individuali mi accorgo che ci sono alcuni punti comuni e altri del tutto nuovi rispetto al passato. Uno di questi è che le famiglie di questi ragazzi spesso sono all’oscuro di quanto sta accadendo o quantomeno non ne abbiano l’esatta dimensione. La grande differenza con il passato è che oggi i giovani sono estremamente più “sgamati” di quanto non lo fosse la mia generazione a quell’età, anche con l’ausilio della tecnologia riescono ad eludere, camuffare, mistificare ciò che sta loro accadendo. Ma non è solo questo. È ormai diffusa una cultura “dello sballo”, che ha origini lontane delle quali proprio i genitori di questi ragazzi sarebbe importante si assumessero la responsabilità anzichè gettare croci pesantissime impossibili e ingiuste da reggere.
Il grido di allarme che questi giovani urlano ormai con voce sommesso avendo capito che non ci sono più orecchie che ascoltano è “fuori dalla scuola troviamo il vuoto”.
La buona notizia è che in qualche modo la scuola viene ancora visto come luogo di aggregazione, e proprio per questo sarebbe importante che ne assumesse appieno il ruolo riformandosi totalmente e divenendo spazio aperto 24 ore su 24 nel quale i giovani possano trovare innanzitutto passione per ciò che essi sono con tutte le loro trasformazioni in atto. Un luogo nel quale possano scoprire, sviluppare e vedere riconosciute le proprie attitudini e qualità. Un luogo nel quale anzichè trovare solo e unicamente stimoli alla competizione fondati sul giudizio che separa e annulla, possano trovare orecchie e soprattutto cuori che siano in grado di ascoltare. Un ascolto attivo, profondo che nasca dal cuore di chi vuole loro bene. Come dice Galimberti, perchè no, anche un luogo nel quale possano fare l’amore, per scoprirlo e non per farne uno status symbol di una comunicazione social che diviene sempre più strumento di relazioni sterili davanti a uno schermo.
Nella scuola come è strutturata oggi nella quale conta principalmente istruire e non educare, seguire programmi che non hanno alcun senso dal punto di vista del mondo attuale che cambia a una velocità impressionante, una scuola che appare fatta da ministeri che hanno come preoccupazione il dare un posto agli insegnanti anzichè formare persone, anche gli insegnanti, e sono moltissimi, che hanno passione e si impegnano nel proprio lavoro si sentono ammanettati da una burocrazia che chiede loro di occuparsi di tutto fuorchè della crescita dei loro studenti, ed è inevitabile che con il tempo anche la loro motivazione vada scemando.
La brutta, pessima notizia è che fuori dalla scuola trovano il vuoto. Un vuoto che comunicano al mondo degli adulti con i loro silenzi, con il loro chiudersi in una stanza davanti a uno schermo, un urlo di sofferenza fatto di mancanza di empatia, di riconoscimento di bisogni profondi, di amore che venga dal cuore e non da una idealizzazione e, soprattutto, stanno gridando agli adulti “ci avete tolto il futuro”. E come dar loro torto?
Proprio per questo nei percorsi di Terre d’Ascolto dedichiamo moltissimo tempo all’ascolto profondo, alla qualità della comunicazione che non sia verbale, di contenuto, ma che parta dalla connessione con il cuore, dallo scoprire un linguaggio del tutto nuovo che parli di emozioni, di bisogni, di empatia, di connessione, in una parola di Amore.
Grazie per avermi letto sin quì. Buona domenica.
Un abbaccio.
Carlo
No Comments