Questa mattina per puro caso mi sono imbattuto nella lettura della Costituzione Italiana che cita all’art. 1:
“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.”
e mi è sovvenuta questa riflessione.
Come mai i Padri Costituenti, tra cui uomini eccezionali per preparazione, cultura, umanità, visione, nel loro straordinario lavoro di messa a punto hanno voluto che fosse scritto questo?
Come mai il “lavoro” è citato all’inizio del documento fondativo più importante della nostra Nazione?
La mia riflessione è che forse chi lo ha redatto abbia compreso che il lavoro sta alla base di ciò che rende una persona tale di questo nome. Lavoro che personalmente intendo in due modi: uno è quello che permette di percepire un emolumento fondamentale per il nostro sostentamento, l’altro a mio avviso è almeno altrettanto importante se non di più ed è quello che mi permette di rendermi conto di chi sono. Ovvero il lavoro verso la Consapevolezza. Quel cammino di ricerca per comprendere chi sono davvero, che mi porta a vedere quali convinzioni e credenze albergano nelle parti più profonde di me delle quali non so nulla e che mi sono state inserite dal primo giorno della mia esistenza come programmi nei dispositivi elettronici che uso ogni giorno. Penso che se ognuno svolgesse un “lavoro” per risolvere gli enormi conflitti interni che portano a quelli esterni per i quali ci sono mille giustificazioni, per riportare all’ascolto delle emozioni e quindi a quel tempio che è il corpo, allora si potrà essere nell’”ascolto di Sé” e così riconoscere il vero “stato” (quello interiore). Iniziare a vedere i partiti politici che compongono il parlamento interno e che ognuno di essi rappresenta una parte che chiede di essere ascoltata ed ha le sue ragioni che hanno fondamenta nelle ferite del passato che chiedono di essere curate da un presidente del consiglio adulto che le ascolta, sa come prendersene cura e quindi mediare la migliore soluzione in accordo con tutte le parti eliminando così le lotte interne e quelle sterne. Dalla discussione al dialogo, dall’urlare all’ascolto, dal giudizio alla compassione, dal conflitto alla pace. Così si potrà comprendere che ogni individuo è parte di un partito politico all’interno di un parlamento molto più grande, quello che comprende l’intero pianeta, ovvero che “uno è tutto e tutto è uno”, siamo tutti connessi come sono connesse tutte le nostre parti interne a formare ciò che siamo. E allora sì potremo occuparci dello Stato in maniera davvero consapevole, affinché ciò che è scritto nella Costituzione, abbia davvero un senso.
Se vogliamo davvero un mondo diverso, è necessario ripartire da noi stessi, senza se e senza ma. Il mondo sarà diverso solo se noi saremo diversi, come ci insegna Gandhi.
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