La bocca della veritá

23 Agosto 2021

Il conflitto interpersonale e quindi sociale sta divenendo ogni giorno più acre, più duro, l’altro giorno per il fatto di avere partecipato alle piazze di protesta in corso mi sono sentito dare del coglione in modo durissimo da un amico con cui mi conosco da più di 20 anni, con il quale ho condiviso viaggi, cene, risate intorno a un tavolo. Non era mai successo in 20 anni che mi insultasse. Ci vogliamo bene, lo so, ma il tema del momento può oscurare il cuore, anche il mio, lo ammetto, poiché mette il dito nella paura, una ferita sempre sanguinante.

Sempre più spesso, in rete e nei social, che da mondo virtuale stanno sempre più divenendo ciò che le persone credono essere il mondo reale, leggo di conflitti tra amici che divengono nemici con toni sempre più alti. Naturalmente tutto questo accade all’insegna della verità. Ognuno è identificato nella propria ragione, nella propria verità che, naturalmente, è più verità di quella dell’altro quasi sempre senza neppure darsi l’opportunità di evolvere insieme ascoltando le motivazioni dell’altro in una guerra infinita tra ciechi e sordi che non hanno perso la parola e nella quale “l’opinione di un imbecille vale quanto quella di un premio Nobel” come disse Umberto Eco.

Come sempre accade quando si tratta di conflitti a me sembra che manchino le qualità del cuore: ascolto, empatia, vicinanza, comprensione, compassione, dialogo (non confronto o dibattito ma dialogo) tra esseri umani in assenza di competizione. Naturalmente tutto questo impedisce una cosa per me fondamentale: la relazione. “La qualità della nostra vita è la qualità delle nostre relazioni, a cominciare da quella con sè” recita il motto su tutte le mie pagine e siti, e che qualità di relazione può esserci in un contesto sempre più conflittuale? Di conseguenza, che qualità della vita possono avere le persone in questo contesto? Di quale relazione parlo? Quella autentica che si radica nelle qualità del cuore.

Mentre scrivevo queste riflessioni, mi è sovvenuta una conferenza di Umberto Galimberti sul tema della <verità> nella quale, ricordando i Greci, dice:”La filosofia non è nata all’Università, è nata in piazza. Socrate (“Io so di non sapere”) si metteva a parlare all’Areopago (collina di Atene, ndr) o sotto i portici e incominciava a chiedere a quelli che erano lì intorno a lui: che cos’è la bellezza, che cos’è la verità, che cos’è la giustizia, che cos’è la bontà? E ciascuno dava il suo parere. Il compito di Socrate non era di dire che cos’è la verità, che cos’è la bellezza, che cos’è la giustizia, perché lui non lo sapeva, lui è ignorante, non ha un sapere. La sua capacità è di vedere se la tua opinione sta in piedi oppure è frutto di suggestione, dell’acquisizione di un falso sillogismo, perché qualcuno ti ha persuaso, oppure perché appartieni a una certa religione, oppure perché appartieni ad un certo partito, oppure perché suggestionato da un certo personaggio. <Fammi vedere qual è il fondamento della tua opinione.> Perché se la tua opinione non sta in piedi con le sue gambe, la dobbiamo mettere fuori gioco. La filosofia è la pulizia delle opinioni. La filosofia non consiste altro che mettere in crisi le opinioni correnti. Stabilire se quello che tu pensi ha un fondamento oppure no. Quindi non è la distribuzione di un sapere, è la messa alla prova del nostro sapere! Finché non si arrivava ad un’opinione con coloro che lo ascoltavano (Socrate), quando un’opinione detta da una persona aveva un fondamento che si giustificava da sè, era ben argomentata, non si appoggiava sui falsi sillogismi dei sofisti, non si appoggiava sugli effetti emotivi dei retori, non si appoggiava ad una fede, non si appoggiava ad una credenza, ad una ideologia ma si appoggiava sui propri fondamenti, allora quell’opinione veniva assunta come verità. Una verità definitiva? No. Finché non fosse apparsa una verità ancora più fondata che metteva fuori gioco la precedente. Questa è la filosofia. Non è nient’altro che questo: critica delle opinioni diffuse. E in questo tempo ci sarebbe un gran bisogno di critica delle opinioni diffuse.”

Siamo in un periodo storico nel quale la scienza potrebbe apparire in contrasto con la filosofia, una scienza che mai come oggi viene posta da molti in cima alla piramide delle discipline umane da parte di coloro che stanno da una parte, in conflitto con coloro che mettono la filosofia in cima alla stessa piramide. Eppure la storia insegna che queste due discipline umane sono sempre andate a braccetto, lo stesso Einstein, per citarne uno, in una lettera del 1944 al fisico Robert A. Thornton scriveva «Io concordo pienamente con te sull’importanza ed il valore educativo della metodologia, della storia e della filosofia della scienza. Oggi molta gente, tra cui scienziati di professione, mi sembrano come chi ha visto migliaia di alberi, ma non ha mai visto una foresta. La conoscenza dei fondamenti storici e filosofici fornisce quel genere di indipendenza dai pregiudizi di cui soffre la maggior parte degli scienziati di oggi. Questa indipendenza creata dall’intuizione filosofica è, a mio parere, il segno distintivo tra un puro artigiano o specialista ed un vero ricercatore della verità»

Un abbraccio.

Carlo

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