Buongiorno a tutti, la riflessione di oggi è nata durante un bellissimo giro in moto fatto la scorsa settimana sulle Dolomiti.
La situazione politica nazionale, ma non solo, è divenuta talmente “liquida”, per usare un termine caro a Baumann, che siamo costantemente in clima elettorale: ci accorgiamo che ogni argomento della quotidianità diviene motivo, per chiunque faccia parte della cosiddetta “casta”, per tirare acqua al proprio mulino e darsi ragione nell’intento, con toni che divengono sempre più accesi, ai limiti talvolta oltrepassati della violenza, di accaparrarsi quella fetta di elettorato utile al rafforzamento dei propri privilegi acquisiti. Tutto questo nell’attesa del risultato delle prossime consultazioni elettorali, che divengono sempre più frequenti e alle quali ogni momento si fa appello per fare illudere le masse che il loro voto conti qualcosa.
Come ci disse Mark Tain “Se votare servisse a qualcosa, non ce lo lascerebbero fare” ed essendo lui un antimperialista significa qualcosa, anche perché oggi moltissime persone condividono questo pensiero. Pensiamo che essere liberi di esprimere con una croce la propria preferenza sia un atto di grande democrazia, ma non voglio fare una disanima se questo sia vero o meno, che ci porterebbe a infinite discussioni. La mia riflessione, come da titolo, è: Democrazia per chi?
Se andassimo alle origini di questa parola nella Grecia antica, ci renderemmo conto che nel mondo di oggi siamo lontanissimi dal concetto di “democrazia” da loro praticato, ovvero “forma di governo in cui il potere viene esercitato dal popolo tramite rappresentanti liberamente eletti“, bene che vada gli eventi quotidiani ci dicono che a livello globale possiamo considerarci mediamente in una oligarchia “concentrazione del potere effettivo nelle mani di una minoranza, per lo più operante a proprio vantaggio e contro gli interessi della maggioranza“. Quindi questa “democrazia” dov’è e per chi è? Se fosse come i greci intendevano, il potere di fare cosa?
Io credo che già la parola “Potere” sia fuorviante e porti immediatamente al fatto che se c’è un potere, c’è un dominio e, quindi, un dominato, e questo è già quanto di più contrario a ciò che comunemente intendiamo per democrazia, nel quale si pensi che essa sia un bene: per chi? Per chi vince e potrà dominare chi perde.
E chi è il perdente? Secondo me, tutti siamo perdenti in una dinamica di questo tipo. Penso che “democrazia” sia un sistema di governo fondato sul dialogo, certo anche acceso, e che porti verso il bene, l’amore e la giustizia per tutto. Tutto, non tutti. Tutto significa considerare non solo gli esseri umani come supremi dominatori di ogni cosa, che consideri anche tutti gli altri esseri viventi nell’ambiente che sempre più viene distrutto per servire una fame sempre più insaziabile di risorse di ogni tipo. Pensiamo a quanti alberi vengono tagliati per produrre la carta che serve a fare volantini di candidati alle elezioni che troviamo quotidianamente nelle nostre caselle della posta e che quasi nessuno legge. Una devastazione del tutto inutile che al confronto la tempesta Vaia del 2018 che ha distrutto intere aree alpine, è una inezia. Questo concetto è possibile solo ed esclusivamente nel momento in cui c’è amore per l’altro e non odio, che il parere dell’altro che è contrario al mio abbia un gradiente di verità superiore al mio. Se due persone parlano con l’atteggiamento di opposizione perché la verità dell’altro è superiore al proprio, allora puoi cominciare un dialogo un arricchimento culturale e soprattutto andare verso una autentica democrazia: forma di governo in cui l’amore viene esercitato dal popolo tramite rappresentanti liberamente eletti, per il bene del tutto.
Approfondirò questo tema, insieme a chi vorrà intervenire, durante la diretta di questa sera alle 19 sulla mia pagina facebook e sui canali social di Terre d’Ascolto.
Grazie per avermi letto.
Carlo
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