Passato, presente e futuro pari sono! O no?

22 Luglio 2021

Una delle cose che mi sta affascinando in questo periodo nello studio della psicologia è ciò che viene chiamato “presentismo”, ovvero il ritenere che tutto ciò che troviamo nel passato può essere tenuto buono oggi, o, in altre parole, credere che nel presente si possano ripresentare gli stessi problemi di ieri nello stesso modo e contenuto. Ovviamente un errore, in quanto sono infinite le cose che oggi riteniamo essere “giuste” o “sbagliate” che non corrispondono a ciò che nel passato era ritenuto giusto o sbagliato (a prescindere dal fatto che per me “giusto” e “sbagliato” non esistono, ma questa è un’altra storia).

Tutti i concetti, le situazioni, le teorie, hanno una determinazione storica, esse sono frutto del loro tempo. Sono infiniti gli esempi di ciò che in un certo periodo era ritenuto valido e oggi non lo è più, molte parole del linguaggio che utilizziamo oggi hanno un significato completamente diverso da quando sono nate. Cambiamo noi istante per istante nel corpo e anche nel modo di pensare, una cosa che oggi ci va bene, domani non ci va più perchè nel frattempo abbiamo acquisito nuovi strumenti e conoscenze. Tutto è in costante cambiamento, impermanente come dicono i buddhisti, quindi cristallizzare le situazioni come “assoluti” veri sempre, secondo me non ha alcun senso e questo, naturalmente vale anche per gli eventi storici. Pensiamo a quanto si sono trasformati i modi di vivere e di pensare anche in brevissimo tempo. Quando avevo trent’anni, nei primi anni 2000, mai avrei pensato che mi sarei ritrovato in mano un oggetto che mi desse l’accesso a tutto lo scibile umano, eppure oggi ognuno di noi ne ha in mano uno. Poi, cosa ci faccio con quelle conoscenze è tutto da valutare.

Ecco, in questi giorni nei quali si parla tanto assiduamente di green pass ho letto nei social, ma non solo, molti post nei quali si paragona con assertività e veemenza questo strumento a due documenti utilizzati durante la seconda guerra mondiale ovvero l’ “Ahnenpass”, che era una sorta di passaporto genealogico usato dal regime nazista per certificare che una persona poteva essere ariana, “pura”, oppure al “geleitschein/lasciapassare” che era un documento da esibire ai militari tedeschi se si veniva fermati durante le ore di coprifuoco, credo ne avesse ancora uno mio papà o qualche altro famigliare che visse quel tempo. Ecco già questo fa capire che sono documenti del tutto differenti, uno certifica una condizione sanitaria, l’altro uno status di razza e l’altro un permesso per circolare in un periodo di guerra, e a me pare ne passi molto. Peraltro i certificati sanitari che attestano lo stato di salute di una persona necessari agli spostamenti esistono da almeno 500 anni; si chiamavano, per esempio, “fedi di sanità” o “bollette di sanità” ed erano documenti necessari per certificare l’immunità da malattie contagiose utilizzati, per esempio, per le navi che arrivavano nei porti o nei trasporti via terra quando ci si spostava da una città ad un altra o, agli inizi del ‘900 certificavano l’effettuata quarantena agli immigrati che appena giunti in America venivano isolati ad Ellis Island, nella baia di New York, chiamata “l’isola della speranza” ma nota anche come “l’isola delle lacrime” perché in moltissimi vi conobbero umiliazioni, deportazioni, respingimenti.

Quel post che gira da tempo e che inizia con “Le camere a gas. Non iniziò con i forni crematori. Non iniziò con i campi di concentramento e di sterminio. Non iniziò con i 6 milioni di ebrei che persero la vita….Iniziò con i politici che dividevano le persone tra “noi” e “loro”. Iniziò con i discorsi di odio e di intolleranza, nelle piazze e attraverso i mezzi di comunicazione. Iniziò con promesse e propaganda, volte solo all’aumento del consenso. “Probabilmente lo avete letto o visto girare molte volte, è un testo attribuito a Primo Levi; personalmente ho in casa alcuni libri suoi e anche da una ricerca in rete non sono riuscito a trovare da quale dei suoi straordinari libri sia tratta, anzi, se qualcuno che leggerà questo testo sapesse indicarmelo, gli sarei grato.

L’antisemitismo che portò all’Olocausto ha origini ben più lontane, di un paio di millenni visto che è nato nel momento stesso in cui gli ebrei furono accusati di avere ucciso Gesù, il primo pogrom risale al 38 d.c. ad Alessandria e tra il Medioevo e l’inizio del XIX secolo non è dato di sapere quanti milioni di ebrei sono stati uccisi. Hitler fu solo il catalizzatore di un pensiero che era (è?) estremamente diffuso e radicato nell’Europa di quel tempo. Numerosi scrittori, filosofi, politici riconosciuti come “illustri” avevano (hanno?) una convinzione antisemita, basti ricordare Martin Heidegger che aderì con entusiasmo al partito nazionalsocialista e denunciò vari suoi allievi ebrei. Ecco, siccome Heidegger era, ed è tutt’oggi, considerato uno dei maggiori filosofi e pensatori mai esistiti, fa capire come l’antisemitismo abbia avuto buon gioco nella sua diffusione. Peraltro non va dimenticato che Hitler ebbe tra i suoi “complici” i politici inglesi, francesi, polacchi e altri ( a questo proposito suggerisco il video di Alessandro Barbero dal titolo “Come scoppiano le guerre: la II guerra mondiale”) che credettero alle ragioni del führer e, anzi, le ritennero anche giuste e non fecero nulla quando invase Austria e Cecoslovacchia, per esempio. E ricordo anche il terribile antisemitismo “da bar” che serpeggiava nella mia scuola negli anni ’80, non sapevamo neppure cosa fosse l’ebraismo, ma “ebreo” era un insulto diffusissimo tra noi adolescenti e con i miei amici ci tenevamo alla larga dal campetto di basket in via Soderini a Milano perchè quello era il quartiere degli “ebrei”.

Tornando al famigerato green pass, anche io lo sento come una limitazione alla mia libertà, per andare a fare un week end in Francia in moto con Sara avremmo dovuto fare in farmacia un tampone rapido da 30€ a testa valido 48 ore e, figuratevi che, facendo dialisi ed essendo immunodepresso, sono anche persona ad alto rischio ma ho scelto, per ora, di non vaccinarmi perchè le evidenze attuali sulla sua efficacia in persone immunodepresse non mi convincono; comunque la mia personale opinione è che paragonarlo all’Ahnenpass e/o al Geleitschein sia un errore, non solo per la ragione che i due periodi storici non sono paragonabili tra loro per le condizioni e per le modalità, ma anche per il fatto che fare questi paragoni, a mio avviso, porta ad alimentare l’odio, la rabbia, la lotta “noi che abbiamo capito” contro “loro che non hanno capito” con l’unico effetto di aumentare la separazione tra gli individui anzichè stimolare una Consapevolezza diffusa, quella con la C maiuscola, quella che porta verso il dialogo non il dibattito, verso l’incontro non lo scontro, la congiunzione di idee non la lotta tra ideali, l’apprezzamento delle qualità dell’altro non la soppressione dei suoi difetti, l’inclusione di chi ha idee diverse da me e non la sua esclusione, l’amore per l’altro diverso da me non la sua eliminazione, l’essere promotore di pace non aspettare che sia l’altro a darmela e nel frattempo combatterlo. Quando leggo sui social post di quel tenore, mi chiedo: è utile per cosa? E questo, naturalmente, vale anche per questo post.

Un abbraccio.

Carlo

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