Già da qualche anno si nota sui social il proliferare di post con citazioni di Osho e del Buddha, tra gli altri, due Grandi Maestri. La riflessione nasce spontanea: come mai hanno tanto fascino?
Se si indaga un po’, si scopre quanto nelle nostre origini, nel Cristianesimo, ci siano i medesimi concetti espressi in maniera a noi più facilmente comprensibile, in quanto più culturalmente familiari. Ciò è possibile anche grazie allo straordinario lavoro di biblisti, filosofi, scrittori illuminati, come ad esempio Marco Guzzi, Vito Mancuso, Luciano Manicardi, Don Alberto Maggi che nei loro libri e video ci spiegano con parole ancor più chiare e semplici quanta Verità ci sia nelle parole del Cristo e di altri Maestri della nostra tradizione come San Francesco o Sant’Agostino.
Scoprire cosa davvero fosse scritto nei testi sacri del Cristianesimo, mettere in discussione i dogmi che sin da bambini ci vengono “installati” come programmi in un computer, per comprendere il vero originario messaggio anche alla luce delle recenti scoperte. Come mai siamo colpiti dall’esotico e non andiamo alle radici profonde del pensiero a noi più vicino? Sì, certo, c’è un pò di moda, di new age, ci si da un “tono” di “spiritualità” che tutto sommato ci sta, comunque vengono fatti girare messaggi con contenuti di crescita che, anche se letti di fretta magari lasciano qualcosa anche nei più distratti. E’ preferibile conoscere una sola frase di un Grande Maestro e farla propria, sentirla dentro, incarnarla e metterla in pratica davvero piuttosto che conoscere a memoria tutti i Veda, le Upanishad, i Vangeli e non mettere in atto nulla, nessun cambiamento nel quotidiano. Certo, la chiesa cattolica ha le sue grandi responsabilità nell’avere diffuso negli ultimi due millenni messaggi fuorvianti, mistificati a fini di plagio per fare esercizio di potere; in questo il messaggio, la parola, il verbo, il logos non c’entrano nulla. È l’uso che gli uomini ne hanno fatto che ha creato l’attuale distanza che Papa Francesco fa di tutto per ridurre. Questo, in onestà intellettuale, vale anche per la parola di Osho o del Buddha, pensiamo alla separazione tra tradizioni di pensiero buddhiste, come nei due centri più più noti in Italia, l’Istituto Lama Tzong Kapa e il Soka Gakkai, piuttosto che ai conflitti tra i seguaci di Rajneesh e le altre scuole di pensiero. Anche in questi casi sono gli uomini che interpretano il messaggio per scopi in netta distonia con il contenuto stesso, più o meno consapevolmente. Forse una ricerca personale, non necessariamente di fede o di religione, solo di approfondimento del pensiero alle origini della tradizione a noi più familiare, potrebbe rivelare sorprese a chiunque sia su un percorso iniziatico verso la Consapevolezza.
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