Crescita personale: promozione, pubblicità, comunicazione, imbonitori & affini.

6 Luglio 2021

Mentre finivo di leggere l’ennesimo post sponsorizzato di aziende che mi propongono come aumentare il numero dei clienti/follower/iscritti al canale YT/partecipanti a webinar/corsi etc. mi è venuto in mente che domenica ero a pranzo con alcuni partecipanti al ritiro esperienziale di Terre d’Ascolto ed essendo l’ultimo pasto insieme, sospendendo la pratica del Nobile Silenzio tenuta per i precedenti tre giorni, ci siamo messi a chiacchierare anche di quanto sia difficile promuoversi, comunicare, fare pubblicità per chi si occupa di crescita personale, nell’opinione condivisa tra le persone al tavolo che sono moltissime le persone che beneficerebbero di questi percorsi.

È stata una chiacchierata per me  interessante e per la quale ringrazio i compagni di viaggio presenti, da loro sono emerse molte riflessioni alcune delle quali condivido in questo post. 

Innanzitutto che è estremamente complicato far comprendere e trasmettere cosa sia la “crescita personale” e quale sia l’utilità di intraprendere un percorso interiore senza farne esperienza diretta; la maggioranza delle persone nel contesto socio/culturale/economico/politico occidentale, che si sta avviando ad essere l’unico apparentemente possibile a livello globale (T.I.N.A.= There Is No Alternative), certamente non da gli strumenti affinchè possa essere chiaro cosa sia l’evoluzione personale, cosa assolutamente chiara in altre culture. Un tempo era compito della Chiesa occuparsi di questo ma, purtroppo, il Cattolicesimo, che ha poco a che fare con il Cristianesimo, ha fatto un disastro perdendo totalmente credibilità proprio per l’evidenza che esso stesso troppo spesso mostra di non essere su un cammino di crescita personale; al grido di “Fate quel che dico” dimenticandosi il “ma non fate quel che faccio” che con lo sviluppo degli strumenti di comunicazione lo ha reso insostenibile in quanto, oggi, ciò che un tempo si teneva nascosto diventa pubblico in un amen e la credibilità della Chiesa Cattolica Romana è precipitata ai minimi storici portando le persone a buttare il bambino (il messaggio)  con l’acqua sporca (il messaggero). Ed è un vero peccato!

Un altro evidente problema è il diffondersi negli ultimi diciamo vent’anni, con un’accelerazione esponenziale negli ultimi cinque, di un numero sterminato di scuole, formatori, santoni, guru, detentori di verità, me compreso naturalmente, dei quali alcuni davvero molto seri ed altri meno; cosa fa la differenza, solitamente? Che, a prescindere dal titolo esposto in bacheca, quelli seri non fanno promesse miracolose rispetto a quelli che in due giorni di seminario dichiarano che “ti risolvono il problema della vita”.

Questo riporta al concetto cui sopra, siamo nell’era del “tutto fast” e si desidera che ogni problema ci si presenti innanzi sia risolto immediatamente, cosa magari fattibile quando si tratta di questioni pratiche ma molto meno quando il problema riguarda la sfera del nostro Essere, delle nostre relazioni con gli altri (figli, colleghi, amici…Sè) che invece richiede un cammino più lungo. In questo “voglio tutto subito” c’è anche il rischio di cadere nella trappola che se vedrò 500 video da 20 minuti su YouTube del formatore/guru/santone/detentore di verità XYZ che mi intriga tanto, risolverò tutti i miei problemi esistenziali; possibile, certo, ma molto probabile che apprenderai quegli strumenti per farne un uso strumentale ad alimentarli quei problemi poichè come insegnano i Maestri, da soli e senza una guida si fa pochino.

Un’altra osservazione emersa ieri a tavola è che ci sono persone che non sanno neppure esistano percorsi che possono aiutarle nelle loro difficoltà relazionali e ancora oggi pensano sia compito del prete sotto casa, vedi sopra, o di chissà quale costosissimo professionista e rinunciano rimanendo nella sofferenza.

E poi il tema dei temi: il fatto che molte persone non hanno consapevolezza di quanto sia arricchente un percorso di evoluzione personale.

Mi ricordo quando nel lontano 1994 (Sic!) capitò che cominciai a sentire un disagio interiore, che neppure sapevo ben identificare; si manifestava innanzitutto in un “sentirmi strano” e feci il giro delle sette parrocchie: medico di base che mi disse non avevo niente di che ma mi mandò dal neurologo che mi disse che non avevo niente di che ma mi mando da uno psicologo che voleva curarmi con farmaci che io non volevo e infine alla fiera dell’est che mio padre comprò (cit.). Non sapevo dove sbattere la testa salvo che stavo male e non volevo prendere farmaci. Supplicavo ogni sera, mia mamma, preoccupatissima per me, di non rinchiudermi in un manicomio (sconosciuta la legge Basaglia, ovviamente). Quando iniziai a pensare che la fine fosse l’unico fine, una notte successe che, rientrata la gamba dal balcone, sono stato così fortunato che la forza vitale, o un barlume di consapevolezza, mi fece scrivere su un foglio che l’obiettivo più importante era innanzitutto restare in vita e mettermi a cercare la soluzione. Così capitai dal mio primo Maestro, Furio Sandrini, uomo straordinario che mi salvò letteralmente la vita facendomi fare l’esperienza di cosa sia la “crescita personale”. E cominciai questo cammino per scoprire davvero me stesso, che dura tutt’oggi, che è diventata una passione e anche una professione che amo. Scoprii per prima cosa che tutta la mia vita non era affatto “mia” ma che cercavo di soddisfare i miei bisogni più profondi del tutto sconosciuti (essere amato, visto, accolto, riconosciuto) ed evitare le ferite dal mancato soddisfacimento di questi bisogni vissuto nell’infanzia con modalità apprese dai modelli di riferimento che vedevo intorno a me a partire dalla famiglia. Un mondo che mi aveva inserito come un software (o meglio un malware) tutta una serie di credenze e convinzioni delle quali origini non sapevo niente e che mi avevano allontanato sempre più da me stesso, dall’ascolto di me delle mie emozioni, dal mio corpo, dal mio spirito. Una serie di condizionamenti che avevano plasmato la mia mente rendendomi irriconoscibile a me stesso; infatti il sintomo più potente che ricordo di quel tempo era che guardandomi allo specchio non volevo essere quello che vedevo ed entravo in stato di angoscia. E oggi sono grato a me stesso per essere stato perseverante anche nei momenti più difficili e talvolta a ritmi alterni, nella ricerca del mio sentire più autentico che mi ha portato ad una qualità di relazioni con me stesso, gli altri e il mondo davvero nutrienti e, di conseguenza, una qualità della vita decisamente più ricca, dialisi compresa.

Per varie motivazioni il contesto in cui viviamo non ci trasmette l’importanza e la sensibilità verso la “crescita personale”, una di queste è senz’altro quella che persone più consapevoli di sè “consumano” meno e questo dove regna TINA non fa bene al “mercato”, il Molock al quale questa società si è immolata poichè le sue lusinghe sono estremamente affascinanti e sa bene quali tasti toccare degli esseri umani per ammaliarli, poichè sono anche i suoi (personalmente quando viaggiavo in Audi A6 le parti di me bisognose di riconoscimento erano estremamente appagate e spingevano anche gli altri a fare lo stesso; come? Con l’esempio ovviamente).

Un’altra motivazione è quella che P. Ouspenski , straordinario studioso della mente umana ed allievo di Gurdjieff, definisce essere la “presunzione della compiutezza”, ovvero molte persone si ritengono Esseri Umani completi, realizzati, e “si danno ragione” su qualunque argomento; cosa che non è affatto vera, altrimenti non si spiegherebbe tutta la sofferenza che c’è ad ogni livello delle relazioni. Ouspenski dice che allo stato evolutivo attuale non tutti gli Uomini possono svilupparsi e divenire Esseri differenti, ovvero evolversi in tutte quelle qualità e risorse che possano portare ad una sorta di grande armonia globale, in quanto “non lo desiderano, perchè non ne sanno nulla e anche a parlargliene non capirebbero senza essere stati prima lungamente preparati. Per divenire un Essere differente, è importante che l’Uomo lo desideri moltissimo e per lungo tempo. Un desiderio passeggero o vago, nato da una insoddisfazione riguardo momentanee condizioni esteriori non genera un impulso sufficiente. L’evoluzione dell’Uomo dipende dalla sua comprensione di ciò che può acquisire e di ciò che è importante dare per questo.”. 

Torno a studiare va, che è meglio 🙂

Un abbraccio.

Carlo

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